24/10/2017

Scoliosi

La scoliosi è una patologia della colonna vertebrale che provoca anomalie nella sua normale curvatura. Le conseguenze possono essere limitate, ma in alcuni casi anche serie e irreversibili. È indispensabile, quindi, riconoscerla subito, per curarla fin dalla sua comparsa.

In pratica, la colonna si torce con una flessione laterale, una rotazione e una riduzione delle normali curve di cifosi e lordosi, sebbene su una normale radiografia appaia solo una curvatura laterale.

La scoliosi è un problema che compare in genere durante la fase della crescita. Ecco perché si parla di scoliosi dell’adolescenza: ne è colpito circa il due per cento dei ragazzi.

Le cause

La scoliosi è detta idiopatica perché nell’80-85 per cento dei casi non se ne conoscono le cause. Probabilmente, è il risultato di più fattori.

Di base c’è sicuramente una componente genetica: se i genitori o altri membri della famiglia presentano una curvatura anomala della colonna, è probabile che anche il figlio abbia problemi. Non hanno, invece, nessun ruolo nel determinare la scoliosi le posture scorrette, che possono solo peggiorare il problema, ma non determinarlo.

Anche lo zainetto scolastico, da sempre sotto accusa, è innocente. Tuttavia, uno zainetto troppo pesante può provocare mal di schiena, soprattutto se portato a lungo e se il ragazzo non fa sport.

Nel 15 per cento dei casi la scoliosi dipende da malattie secondarie, come neuropatie, miopatie, deformità di tipo congenito.

I sintomi

Un adolescente con scoliosi, in genere, non presenta nessun tipo di sintomo: non sente dolore o altri fastidi. Ma questo non significa che il problema possa essere trascurato o sottovalutato.

Anzi è necessario tenere sotto controllo la scoliosi per evitare che peggiori. Con il passare del tempo, infatti, la curvatura tende ad accentuarsi, e questo in età adulta può avere conseguenze.

Se, infatti, la curvatura supera i 30 gradi, l’adulto avrà non solo problemi di tipo estetico (la schiena appare storta), ma anche dolore. Inoltre, il problema tenderà a peggiorare con il passare degli anni e in età anziana la colonna sarà piegata in avanti o di lato.

La diagnosi

Esiste un semplice test che permette di diagnosticare, o perlomeno sospettare, una scoliosi. Gli esperti consigliano ai genitori di ripeterlo ogni sei mesi circa, a partire da quando il figlio ha 10 anni e fino alla fine dell’età dello sviluppo (circa 17-18 anni).

Durante il momento della crescita rapida è meglio effettuarlo ogni tre-quattro mesi perché la scoliosi può evolvere in maniera significativa anche in poco tempo.

In pratica si deve chiedere al bambino di piegare in avanti il tronco, mantenendo le gambe tese. Se un lato della schiena è rialzato rispetto all’altro probabilmente si è in presenza di scoliosi.

Se l’esito del test è positivo, è bene rivolgersi a un medico esperto di scoliosi che può valutare il caso e decidere se e come intervenire.

Le cure

La scoliosi non può essere risolta, ma si può evitare che la deformità della colonna peggiori.

Non tutti gli adolescenti con scoliosi devono essere trattati. Se, infatti, la deviazione è molto lieve, è possibile che non peggiori o che rimanga ben al di sotto della soglia limite dei 30 gradi.

È comunque lo specialista a stabilire quando e come trattare il problema. Se il medico decide di intervenire per tamponare il problema, ha a disposizione due metodi: gli esercizi mirati e il corsetto.

Gli esercizi di autocorrezione

Secondo alcuni massimi esperti del settore, se eseguiti correttamente, gli esercizi possono sviluppare le capacità naturali di difesa della colonna, frenando l’evoluzione della scoliosi.

Per questo, è necessario che siano insegnati da un’équipe con esperienza e competenze specifiche nel campo della colonna vertebrale. Purtroppo, però, non esistono molti gruppi con esperienze mirate in questo campo, perciò può succedere che la persona si rivolga a personale non del tutto preparato e che, quindi, non si ottengano risultati concreti.

Gli esercizi non sono semplici movimenti di ginnastica: si tratta di sequenze molto complesse basate sulla cosiddetta autocorrezione che, per essere apprese ed eseguite correttamente, richiedono molta pratica.

Lo specialista, in base alla singola persona e ai suoi deficit specifici, stila un programma ben preciso, che viene aggiornato ogni due-tre mesi circa.

Gli esercizi vanno eseguiti finché c’è il rischio di peggioramento, quindi, in genere, fino alla fine della crescita. Una volta imparati, possono essere eseguiti anche a casa, due-tre volte alla settimana, sotto il controllo dei genitori. In caso di scoliosi lievi gli esercizi possono, a volte, essere interrotti prima.

L’attività fisica

Anche l’attività fisica sportiva è utile contro scoliosi e problemi alla schiena. A questo proposito va, però, sfatato un mito: non è vero che il nuoto faccia meglio di altri sport. È stato dimostrato, infatti, che l’assenza di forza di gravità non migliora la scoliosi.

Va precisato comunque che, sebbene l’attività fisica in genere sia d’aiuto, non può sostituire gli esercizi specifici, ma solo affiancarli.

Il corsetto

Se sull’utilità degli esercizi non tutti sono d’accordo, sull’utilità del corsetto c’è una certa concordanza. Va prescritto, però, solo se serve veramente.

Si tratta di una struttura rigida, da “indossare”, che dall’esterno provoca delle spinte passive sulla colonna, in modo da farla crescere in maniera corretta.

Un tempo si utilizzava un corsetto con collare. Si tratta, però, di un corsetto “invasivo” e “pesante” anche dal punto di vista psicologico: infatti, è ben visibile. Per questo, oggi molti specialisti preferiscono optare su corsetti bassi, ascellari che si nascondono perfettamente sotto i vestiti.

Il corsetto va indossato per un numero di ore al giorno, variabile in base alla serietà del caso, e va portato fino alla fine della crescita. In alcuni casi seri, però, va indossato fino alla prima età adulta.

L’uso del corsetto deve sempre essere accompagnato da esercizi specifici che ne aiutino l’efficacia e ne riducano gli effetti collaterali.

L’intervento chirurgico

Nei casi più seri è necessario ricorrere all’operazione chirurgica. L’intervento, detto di artrodesi, attraverso un sistema di ganci, uncini e viti, blocca le ossa interessate dalla curvatura.

In pratica la parte di colonna colpita dalla scoliosi viene bloccata in una posizione corretta: in questo modo la curvatura non peggiora.

Il tratto bloccato, però, diventa rigido e non può più muoversi: tutto il carico di lavoro, quindi, si concentra sulle parti di colonna “libera” che stanno sopra e sotto.