16/10/2017

Le palpitazioni

Il cuore e l’apparato circolatorio possono andare incontro a tante malattie diverse, più o meno gravi. Una delle problematiche meno serie è rappresentata dalle palpitazioni. Si tratta, in pratica, di battiti cardiaci accelerati, che suscitano la sensazione di avere il cuore “in gola”. Nella maggior parte dei casi dipendono da fattori extra-cardiaci e sono benigne.

Di che cosa si tratta

Nel linguaggio comune per palpitazione si intende una percezione soggettiva del battito cardiaco. In pratica, la persona “sente” che il cuore batte più velocemente del solito o in maniera disordinata.

Le cause più comuni

Se le palpitazioni compaiono in una persona sana che non soffre di malattie cardiache, di solito non è il caso di preoccuparsi. Si tratta, infatti, di forme benigne che non comportano rischi per la salute, soprattutto se sono isolate o poco frequenti. In questi casi, in genere, non dipendono da problemi a carico del cuore, ma da altri fattori, come:

il fumo, che aumenta la pressione sanguigna e fa battere più velocemente il cuore, che quindi è costretto a lavorare di più;

le forti emozioni, che causano un’attività più intensa del sistema simpatico, che provoca un aumento della frequenza cardiaca e della produzione di adrenalina, responsabile anch’essa dell’innalzamento della frequenza cardiaca;

la sedentarietà, che comporta un affaticamento e un aumento della frequenza cardiaca per ogni piccolo sforzo;

lo sforzo fisico troppo intenso, che costringe il cuore a lavorare di più, provocando un aumento della frequenza cardiaca;

i cibi “pesanti”, che hanno bisogno di molte ore per essere digeriti e richiamano una grande quantità di sangue all’apparato digerente. Ciò significa che il cuore deve pomparne di più, anche accelerando il suo battito;

l’abuso di caffè (superiore alle 3-4 tazzine al giorno). La caffeina, può dare luogo, fra le altre cose, anche a un aumento della frequenza cardiaca;

il caldo eccessivo e umido, che provoca un aumento della temperatura corporea. L’organismo risponde con una vasodilatazione, in modo da dirottare una maggiore quota di sangue verso la superficie cutanea e favorire l’eliminazione del calore. La vasodilatazione determina, però, una riduzione della pressione arteriosa: aumenta allora l’attività del sistema simpatico che tende a mantenere stabile la pressione arteriosa anche attraverso l’aumento della frequenza cardiaca;

l’ipertiroidismo, cioè l’eccessivo funzionamento della ghiandola tiroide: provoca un aumento del metabolismo e quindi del consumo di ossigeno. Questa situazione richiede un incremento del flusso di sangue attraverso un aumento della frequenza cardiaca;

la menopausa, i cui sbalzi ormonali possono provocare vasodilatazione e, quindi, aumento della frequenza cardiaca;

la diminuzione di potassio, un minerale fondamentale per la salute del cuore. Interviene, infatti, nel meccanismo di origine e trasmissione degli impulsi elettrici che fanno contrarre il muscolo cardiaco. Una carenza del minerale può influire negativamente sul ritmo del muscolo cardiaco, provocando palpitazioni.

I sintomi

Nel caso delle palpitazioni benigne, non legate ad altre malattie, la persona non presenta sintomi particolari, oltre al battito cardiaco accelerato. Al limite, può avvertire un po’ di calore e sudare più del solito.

Quando invece l’aumento della frequenza cardiaca dipende da malattie del cuore, costituisce un problema più serio che richiede valutazioni adeguate. In questo caso, le palpitazioni non sono di breve durata, ma compaiono più spesso e per periodi più prolungati. Inoltre, si associano ad altri sintomi, come svenimenti, vertigini e sudorazioni.

Queste palpitazioni, di solito, sono causate da anomalie nella formazione degli impulsi elettrici (che inducono la contrazione del cuore), legate a intossicazione da farmaci, a malattie cardiache o anomalie congenite. In pratica, si assiste a una sorta di cortocircuito: per questo il cuore batte più velocemente.

Le cure

Naturalmente prima di stabilire la cura, è necessario chiarire la causa: se le palpitazioni dipendono da malattie ben precise, è fondamentale curare queste ultime. Per esempio, se il problema alla base è l’ipertiroidismo si possono prescrivere farmaci (come il tapazolo) in grado di ridurre il funzionamento della tiroide, limitando così la produzione di ormoni.

– Se la persona è sana

Le palpitazioni non devono necessariamente essere curate. Se la persona è sana e soffre saltuariamente di questo disturbo non c’è da preoccuparsi.

Solo se le palpitazioni sono vissute come molto fastidiose e interferiscono con lo svolgimento delle normali attività, si può ricorrere a una cura.

In questo caso il medico può prescrivere farmaci antiaritmici (come flecainide, propafenone, sotalolo e amiodarone), che regolarizzano il battito cardiaco. Si tratta di compresse da prendere per bocca una volta al giorno per lunghi periodi di tempo, anche per anni (è il medico a stabilire le modalità della cura).

– In caso di malattie cardiache

Se le palpitazioni sono legate a malattie cardiache non è facile stabilire la cura.

In genere, si cerca di evitare il più possibile il ricorso ai farmaci antiaritmici a causa dei numerosi effetti collaterali che possono verificarsi in presenza di malattie cardiache: da un lato, infatti, questi farmaci riducono la frequenza delle palpitazioni, ma dall’altro possono aumentare la mortalità per altre cause.

Per questo, gli specialisti cercano più che altro di prescrivere delle cure che possano tenere sotto controllo la salute generale del cuore, come quelle a base di betabloccanti e di statine.

I betabloccanti (tipo metoprololo, atenololo, carbedilolo, bisoprololo) sono in grado di ridurre l’eccitabilità, la frequenza e la forza di contrazione del cuore regolando il battito cardiaco e il consumo di ossigeno: sono utilizzati per il trattamento dell’ipertensione, ma si rivelano utili anche nell’angina pectoris, nell’infarto e nello scompenso cardiaco.

Le statine (come fluvastatina, simvastatina, pravastatina, rosuvastatina e atorvastatina), invece, riducono i livelli di colesterolo cattivo nel sangue (che può ostruire le arterie) proteggendo così anche il cuore.

Naturalmente la cura (durata, modalità e tempi di somministrazioni) va decisa dallo specialista in base alla situazione.