Ordine: per te è un’ossessione? Liberatene così

Redazione Pubblicato il 28/08/2016 Aggiornato il 28/08/2016

Non riesci a uscire se la casa non brilla? La scrivania in ufficio è più simile a un tempio immacolato che a una postazione di lavoro? Forse stai esagerando

ordinata

Essere ordinati. Una qualità invidiabile, che denota equilibrio interiore, chiarezza mentale e rispetto per chi vive o lavora con voi. Se non oltrepassa i limiti. Altrimenti la virtù diventa ossessione e la ricerca di ordine diventa ansia, fino all’ossessione.

Quando un po’ di disordine rovina la giornata, quando per stare male basta che le calze non siano allineate come dovrebbero nel cassetto, significa che c’è qualcosa che non va.

Stai esagerando?

L’ossessione per l’ordine rientra nella categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi, che consistono nel ripetere continuamente alcuni gesti, come riordinare e pulire, concentrandosi sempre sullo stesso pensiero (il controllo delle cose). Come si riconosce? Da tre elementi. Un’attenzione anomala verso l’ordine e la disposizione delle cose: libri, asciugamani, videocassette, abiti, pentole devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati. Il pensiero continuo di riordinare, che si insinua nella mente senza che si ci possa opporre. E il rituale ripetitivo e compulsivo (fine a se stesso) di pulizia, lavaggio, organizzazione degli oggetti per colore o dimensione.

Il malessere aumenta

Più si riordina, più la sensazione di malessere e disagio aumenta. E se tutto non è sotto controllo come si vorrebbe, si possono anche avere reazioni di rabbia e aggressività. Magari si riconosce l’irragionevolezza o l’esagerazione dei propri comportamenti, ma non si riesce a farne a meno… Un elemento ricorrente infatti è l’interferenza, cioè l’influsso che pensieri e azioni ossessive esercitano sulla vita di tutti i giorni: l’idea dell’ordine prevarica su tutto il resto.

Come superare l’ossessione

Il  malessere  va riconosciuto e affrontato. Per tenere sotto controllo l’ansia possono essere utili tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, la meditazione, le sedute di yoga o di training autogeno.

Se però non sono sufficienti è il momento di chiedere aiuto a uno specialista. La terapia più indicata in questi casi è di tipo cognitivo-comportamentale, con due obiettivi: la riduzione dei pensieri ossessivi e il recupero della libertà di comportamento. La terapia è di tipo breve (dai 4 ai 12 mesi).  Abbinati alla psicoterapia, si possono usare farmaci che agiscono sulla serotonina.